mercoledì 11 settembre 2013

La enza

Sono auditivo (di quelli pesanti) e ho momenti nei quali una parola mi richiame le sue rime.

Convivenza nazionale.
Caro Signor Presidente, c'è una parte di italiani, con la quale la gran maggioranza non vuole convivere. Lei lo sa, e dovrebbe stare molto attento alle parole che usa.
La Sua "convivenza nazionale" era in tutti i sensi riferita ai poteri politici di governo.
Dietro a tali poteri non c'è il loro elettorato, cosa che lei sa ancora meglio, e usare tali espressioni manipolative per modellare certi fatti di attualità, per confezionarli in presentazione mangiabile ... è offensivo. Viene voglia di pensare a un referendum dopo la sua morte, per immortalarlo in una qualche maniera disonorevole tra i presidenti italiani. Per esempio con una menzione negativa obbligatoria nei libri di storia.

Ha sicuramente sentito, che a poche ore dalla pubblicizzazione della sua frase, è stata ritoccata e corretta in "connivenza nazionale".
Di modo che Lei è presentato come colui che richiama alla complicità con i poteri delle ombre nella Repubblica, dichiarando che essere collusi è necessità indispensabile per la salvezza del paese.

E allora mi permetto di aggiungervi un altro termine che fa rima.
Perché voglio essere meno cattivo, ma do per certo, che il nazionale lo dobbiamo davvero togliere.
Quelli che vogliono salvare l'intruglio mefitico che governa l'Italia non sono affatto nazionali.
Ma senza dubbio, assieme a lei, e sotto la sua regia, cercano la "convenienza" particolare.

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