martedì 16 aprile 2013

Politica senza soldi

L'Italia assieme alla Francia ha la fama di essere il paese della moda.
Da qualche tempo ha anche la pretesa di dare nuovi trend alla politica.
Mentre infatti ovunque la politica è un costo pubblico, in Italia si parla di renderlo uno volontario o privato.

E si addita la rete come strumento gratuito per farlo.

Io sul merito non voglio pronunciarmi. Sono molto scettico, e vorrei una discussione pubblica e professionale sulla faccenda. Ovviamente da parte di gente senza interessi, anche se ammetterei rappresentanti della politica a giustificare le loro richieste.

Ma la mia curiosità (di carattere economico) si rivolge al risparmio e a un possibile aumento di efficienza.

Sinceramente mi sorprende la decisione del M5S di rinunciare ai rimborsi. Li avrebbe potuto usare per finire la piattaforma che intende usare per permettere la democrazia dal basso, e non credo che molti lo avrebbero criticato.

Visto comunque che hanno deciso di profilarsi come asceti politici, li lascio tranquilli nel loro Hungerschau (esposizione della fame).

Sono curioso pero di vedere come si svilupperà la moda, perché non credo che si fermerà agli annunci delle possibilità. Sono sicuro che già tutti i partiti stanno studiando come aprirsi e permettere interazioni o interventi di ogni cittadino in rete.
Per ora avremo fenomeni spontanei non sincronizzati, dove i partiti vorranno far vedere che l'uno conta e che gli si da spazio in rete.
Ma si arriverà poi a un momento dove ci sarà un livellamento, e si chiederanno regole.
E probabilmente sorgerà la richiesta di garantire l'accesso e la disponibilità a qualsiasi cittadino, e che lo Stato se ne faccia carico.
Cioè che ci sia una piattaforma statale, tutelata come l'acqua pubblica (ma anche sviluppata), che gestisce la vita politica e l'interazione tra politici e cittadini.

Alla fine dei conti saremo noi cittadini a renderci conto, che la politica è un servizio e che non possiamo lasciarla a chi la strumentalizza dopo averla pagata.

Forse molti di noi si sono già resi conto che non possiamo neppure accettare che tutto il consenso dipenda dalla presenza mediatica, e che dobbiamo trovare percorsi e strutture di par condicio anche li e nelle campagne.
Perché è più facile fare regole che educare la nostra specie ad essere razionale.

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