sabato 6 aprile 2013

L'Italia sotto scacco

Ho una piccola ditta che fabbrica utensili per un settore industriale.
Ci arriva il disegno del prodotto che vogliono fabbricare, noi fabbrichiamo lo "stampo" di cui hanno bisogno nella macchina di produzione, e nel giro di uno a tre giorni lo consegniamo.
I materiali dobbiamo pagarli prima di riceverli, e le fatture ...

... alcune riusciamo a farle subito e consegnarle assieme allo stampo.
Un cliente in teoria non accetta fattura se non menzioniamo il suo numero di ordinazione. Ma per fortuna ci obbliga a consegnare l'ordine e la fattura assieme e quindi emette il numero a qualche ora dalla richiesta, e la fattura la consegniamo allo stesso tempo.

Un altro cliente non ci comunica il suo numero (forse lo usa internamente).
Con la consegna portiamo la fattura che ci firmano al ricevere il materiale, ma dobbiamo tornare un Lunedì (ci conviene quello seguente) tra le 16:00 e le 18:00 per lasciare le fatture firmate e ricevere una controricevuta.
La controricevuta serve per ritirare l'assegno per il pagamento. Anche quello in teoria solo i Lunedi dalle 16:00 alle 18:00, ma conviene chiamare prima verso le 12:30 per sapere se quel Lunedi pagano.

Perché la faccenda dei pagamenti è tutto un dramma.

Un cliente che ha smesso di comprare da noi ci deve ancora i pagamenti di quattro fatture del 2011.
Chiamiamo ogni settimana, perché l'assegno è pronto, ma manca la firma.

Un altro cliente lavora anche lui con il numero dell'ordine. Noi mandiamo il materiale, passiamo il prezzo, e poi per generare l'ordine ci vogliono tre firme diverse. Finora ci mettono in media 6-8 settimane per farci avere l'ordine.
Noi poi fatturiamo. Ma internamente hanno un processo chiamato remissione, anche quello non molto frequente. Le fatture rimangono a riposo fino alla remissione, vengono finalmente approvate, e poi una copia fisica approvata deve arrivare al magazzino. Solo allora scatta il momento dal quale decorrono 60 giorni per il pagamento puntualissimo. Il problema è che dalla consegna fino all'inizio del countdown possono passare quattro mesi.

Fornitori di materiale ne abbiamo diversi. Perché non sappiamo mai chi ha il materiale del quale abbiamo bisogno. In teoria lo hanno tutti, ma nel momento in cui lo cerchiamo da ognuno possiamo ottenere la risposta che gli è finito ed arriva di nuovo tra sei o otto settimane.

Il mercato non è molto grande, e alla fine dobbiamo andare d'accordo con tutti.
Facciamo politica. O no?

Immaginiamo che domani cominciamo a selezionare i fornitori e i clienti perfetti.
I fornitori ... dovrei scartarli tutti. Quindi chiudo bottega.
E di clienti perfetti ne rimangono così pochi, che ... chiudo bottega.
E se i nostri clienti devono limitarsi al fornitore (noi e i nostri concorrenti) che non sbaglia mai, anche loro chiudono per mancanza di fornitori.

Ora io mi chiedo cosa cavolo vuol dire fare il politico puro.
Cosa vuol dire? Essere perfetto in un mondo da cani?
Cosa sarebbe la pretesa, che gli altri sono tutti infangati, e non ci si vuole sporcare con loro?
È una dichiarazione sincera?

NO. È un pretesto ingannevole. È una bugia, come quella che Dio ha creato il Purgatorio per chi è disposto ad atti di pentimento riabilitativi. E spendere qualcosa in indulgenze accorcia i tempi.

La purezza dei nuovi politici è un mero pretesto.
I nuovi politici non sono noi. Nessuno potrà esserlo una volta che è mediatore.
Dichiararsi uguali solo in pochi casi è dovuto a cretinaggine.
Nella maggior parte dei casi è un sotterfugio per non dover dire verità.

I nuovi mediatori hanno due vie da scegliere:
Studiare come "servire" e cominciare a farlo approfittando al massimo le opportunità che si offrono (e sono moltissime), oppure rifiutarsi.
Si, rifiutarsi di servire il paese, e ricattare.
Ricattare quella parte di elettori che possono essere ricattati, perché si muovano e si aggiungano allo schieramento.
L'Italia è sotto scacco.
Ma si farebbe male a guardare solo da un lato.
Lo scacco è doppio.
Allo stesso tempo continua (perché l'inizio di questa mossa è di parecchio anteriore) l'attacco all'uguaglianza garantita dalla magistratura.

Non ci sono cospirazioni in gioco. Soni i cittadini che credono che colpire alle ginocchia la struttura legale e politica del paese sia la mossa giusta.
Forse è la ribellione tardiva all'unificazione dell'Italia voluta dalla sovranità e non per scelta del popolo.

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