venerdì 19 aprile 2013

La spirale della preoccupazione

Non voglio spiegare la depressione di altri, perché non so se ci sono similarità, e non frequento un circolo di depressi anonimi.

E anche se ci convivo da parecchio, non affermerei neanche di averla capita e decifrata completamente.
Quindi parlo solo sommariamente.

La depressione non la noto quando ho da fare, devo concentrarmi, e il risultato dipende da me.
Non mi abbatte il fatto che un risultato non vuole apparire per vie normali (dal 1989 al 2000 ho lavorato installando piccole reti con software CAD). Anzi, gli ostacoli, una volta sormontati con trucchetti, rendono soddisfatto, e si fa esercizio di ingegno.

Quindi, se in teoria devo affrontare un compito, che però progredisce e va davvero avanti, la depressione rimane in sottofondo e si manifesta come visione pessimista della vita in generale.

Sfonda invece e entra nel quotidiano, ostacolando, quando la soddisfazione manca, e quando la preoccupazione è assillante. Quando da una preoccupazione si salta a quella successiva, e le preoccupazioni non terminano mai.
Specialmente quando si aggiungono "sciagure" e "ingiustizie", alle quali non si può far fronte, o contro le quali si può solo lottare ricostruendo, ma senza riuscire ad arginare o a contenere le cause delle sciagure.

E poi si insedia e inabilita molte altre capacità, e buona parte della iniziativa che uno ha.
In prevalenza si vegeta, ci si sente sballottati e senza controllo, ci si butta un passo avanti, ma gli ostacoli spuntano come funghi, e la minima sciocchezza sembra una montagna, e anche se si supera una dopo l'altra, i tempi lunghi fanno disperare, e ci si rende benissimo conto di essere a un minimo di efficienza, di non sopportare nessun disordine e di rinunciare appena si pone davanti uno dei soliti problemi che richiede regolare e continua e ripetuta pazienza.

Insomma, quando vivi in un mondo avverso, che non compie, e non sei il tipo che ringhia rabbiosamente e da la sensazione che morde, entri in un circolo vizioso che ti mantiene per mesi e mesi sullo stesso punto. Dove fai un passo avanti in una cosa e uno indietro nell'altra.
Dove in continuazione vivi con sacrificio, l'obbligo non allenta mai la sua presa, e cominci a sentire che sei una rotella che deve girare per forza.

Non è a questo punto affatto strano, che uno si accolla anche la preoccupazione dei problemi mondiali.
È in fin dei conti solo coerenza.
E, se uno le capacità analitiche le ha, se è capace di visioni razionali, e sa sintetizzare soluzioni, è un ripiego. Perché se non hai il potere di risolvere i tuoi problemi (dico potere e non capacità), perlomeno riesci a creare il diagramma della soluzione di problemi pubblici.
E se una delle tue proposte si realizza, anche se non ci guadagni assolutamente niente, ti senti molto sollevato perché la tua vita ha avuto il senso di migliorare quella di molti altri.
Servire davvero da senso alla vita.

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