mercoledì 31 agosto 2011

La beffa democratica


"Beffa" - Le parole messe in giro dai media sono importanti!

Ora si chiama beffa il fatto, che di un fondo sia distribuito completamente in base a solo il 40% di voti dei contribuenti, anziché riservare il 60% di tale fondo per altri scopi, visto che tale parte di contribuenti non lo ha voluto assegnare a nessuno.
Si deve sospettare, che l’indignazione sia causata dall’identità del destinatario maggiore dei fondi, che dalle modalità di distribuzione di per se.

E per questo io vi prego di dirigere lo sguardo alle modalità, e lasciar stare il destinatario.

La beffa non è che alla Chiesa vada 87% dei fondi anziché il 34.5%.
Il problema sta in come si fanno le divisioni.

Nel 2011 ci sembra giusto, che in votazione democratica chi vota decide per se e anche per chi non vota? E che questo implichi denaro pubblico?
In coscienza: Se sono chiamato a decidere cosa fare con 100 Euro che io pago di tasse, è giusto che poi il mio voto muova 250 Euro, cioè anche i 100 Euro di altre 1.5 persone che non hanno espresso la loro preferenza?

Mi sembra molto improbabile, che “beffa” sia che, nel caso della ripartizione dell’otto per mille, il destinatario maggiore sia la Chiesa. Che sia la Chiesa o l’Associazione di Skater mutilati non importa.
La beffa è che la divisione non si fa 1:1, e si lascia allo Stato (per scopi sociali di beneficio comune) la parte non assegnata.
Ci vediamo malafede nell’appropriazione indebita di qualcosa che appartiene a tutti, assegnata da una minoranza per completo a certi destinatari.

Perciò è beffa qualsiasi modus operandi che funziona allo stesso modo.
Ed è una beffa maggiore, e gravissima al confronto, il fatto che astensioni nel processo elettorale non vengano rispettate.
Limitandoci ai soli fondi da ripartire, l’astensione deve ridurre l’erogazione di rimborso ai partiti, e per fairness democratica, invece di ridurre i seggi a tavolino per contenere i costi, la riduzione proporzionale si lascia in mano all’elettore.
Se l’elettore individuale dopo aver valutato le proposte politiche dei candidati e dei partiti conclude che l’opzione di risparmiare è più attraente, il seggio rimane vuoto.
Se ritiene che mandarci qualcuno vale la pena, allora si investe la sua parte di denaro pubblico, e ci va qualcuno a lavorare nell’interesse dell’elettore.

Non è principalmente una questione di flessibilità, ma di correttezza e di rispetto dei diritti umani dell’elettore.
Ai diritti corrispondono sempre dei doveri complementari.
Se il cittadino ha il diritto di votare, e il suo diritto implica scelta, costo democratico, etc., ad esso corrisponde un dovere pubblico di rispettare la scelta.
La scelta, per definizione, non può essere nulla, a meno che al cittadino non siano stati rimossi i diritti elettorali.
Se non hai voce, non sei chiamato alle urne e non conti.
Se hai diritto a pronunciarti, anche il tuo silenzio ha peso.
Ha sempre peso in soldi!

Quello che si deve cambiare è il trattamento default riservato al silenzio.
Ora che è riconosciuto come beffa rubarsi la parte di chi non ha voluto scegliere, assumendo che per default la parte non scelta rimane proprietà comune, lo si può richiedere anche per il processo elettorale.

A mio parere, rispettare l’astensione come lo propongo con dozzine di formulazioni diverse su questo spazio, è:
-          Una necessità etica di una cultura democratica corretta.
-          Una pratica consona con il rispetto dei diritti umani. (Il modo di fare attuale è una soluzione scaltra, a dispetto di chi sta zitto).
-          Causa riduzioni del costo democratico e del governo, che attualmente sono desiderati.
-          Crea un vuoto nelle Camere, corrispondente a posti di lavoro con un buon stipendio, che in teoria possono essere conquistati da candidati con un nuovo modo di intendere e gestire il governo, e con proposte più vicine alla volontà dell’elettore astensionista.

Ecco: Invece di chiamarlo Astensionista, io preferisco riconoscerlo come Elettore valido, che non ha assegnato il voto e se lo è riservato, ma possibilmente lo assegna quando ci sia una proposta o opportunità che gli sembra valida.

Quindi invece di astensioni io le chiamerei deleghe non assegnate.

martedì 30 agosto 2011

8x1000 e altri spiccioli


Domanda:
Se il 34.5% degli aventi diritto a scegliere destinano IL LORO otto per mille alla Chiesa, perché invece è 87% dell’otto per mille che va a finire nei forzieri della stessa?
Perché la grande maggioranza non ha messo crocetta!
Ma la vera domanda è:
Perché questo fatto, cioè che chi non specifica “non conta, ma paga” ci disturba?

Seconda domanda:
Perché ci disturba questo fatto, se allo stesso tempo accettiamo che ad ogni elezione chi si astiene
“non conta, ma paga”?

La mia risposta:
Perché finora l’elettore non ci aveva pensato.
Tradizione, “vuolsi così colà donde si puote ciò che si vuole”, cioè “Dio lo vuole e smettila di fregnare” di cui non si mettono in dubbio le fondamenta legali e le ragioni ...

Ma siamo esattamente nella stessa situazione:
Sono soldi pubblici. Del cittadino. Che deve fare una scelta.
Se il 34.5% dice A, ad A non ci pare proprio giusto che venga assegnato l’87%.

Approfondiamo i numeri:
Su 100 interrogati, solo 39.66 hanno dato una risposta. Di questi, 34.5% hanno espresso che il loro contributo vada alla Chiesa Cattolica.
Il 5.16% ha indicato altre destinazioni.
E il 60.34% non ha fatto crocetta.
Si è astenuto.

Per la legge di chi tace acconsente, il 39.66% votante viene accettato come espressione definitiva e gli si assegna il contributo degli altri 60.34% silenziosi.

Se si solleva polvere con l’otto per mille gestito a questo modo, vuol dire che in fondo in fondo la formula non ci sembra per niente matematica.
Non è neanche forfettaria. È furfantesca.

Stesso dicasi del modo come si “rispetta” l’astensione.
Se voti, i fondi pubblici rappresentati dal tuo voto vanno come rimborso spese al partito che hai votato. E una piccola fetta del Deputato scelto da te va a sedersi in Parlamento (se i voti erano sufficienti).
Se invece non voti, i tuoi soldi vanno comunque divisi tra tutti i partiti entrati al Parlamento, e paghi proporzionalmente fettine di tutti i Deputati.

Chissà perché!

Ma si, lo sappiamo il perché!
Perché dovrebbero rinunciare a tanti soldi, se per i voti dei votanti sono arrivati al posto di comando?
C’erano 100 Lire per spese di partito? E 100 Lire si hanno da spartire, senza lasciare un centesimo.
Perché a quelli che si sono astenuti, quando uno comanda, può considerarli come niente.

L’astensionista ha detto NO o non ha detto niente?

La faccenda dell’otto per mille ci tenta di vedere le cose dall’altro lato:
Arriviamo a mettere il dito su quello che vediamo chiaramente:
C’è il 34.5% che dice di Si alla Chiesa.
Ci incapricciamo, e sentiamo che chi non ha detto niente non ha detto Si!
E il silenzio ci sembra ovvio di doverlo interpretare come No, anziché come un extra da aggiungere proporzionalmente al 34.5% in modo da renderlo l’87%.
Ci sembra davvero scorretto!

Scorretto è altrettanto che al Senato e al Parlamento vadano a sedersi e a costare 950 persone anziché circa 600-650, che sono quelle veramente votate.
E se lo pensiamo così, comprendiamo che il costo democratico è gonfiato e non rappresenta la volontà popolare.

Astensione vuol dire che il posto deve rimanere vuoto e non c'è denaro per nessun partito.
Astensione vuol dire economia.
Devono rimanere soldi (tra il 30 e il 40%) che gli astensionisti vogliono veder usati per fini diversi dai politici.
Idealmente in progetti educativi o sociali.

Puro desiderio, impossibile da trasformare in realtà democratica?
AFFATTO.

Si può fare!
E con il percorso previsto dal sistema democratico attuale.
Ma per arrivare al sistema automatico bisogna attivarlo prima manualmente.

Questo blog ha lo scopo di organizzare l'attivazione manuale.
Lascio chiaro, che il blog non cambierà le cose.
Solo l'azione, che il blog si propone di incentivare, potrà trarre cambi.

Apparato spaventafarabutti


In televisione offrono un apparato che mantiene fuori casa ragni, scarafaggi e zanzare.
Molto facile: Si mette nella presa della corrente, e fatto!

Se al potere ci sono certi tipi di insetti, è perché manca l’apparato.
Perché il sistema è stato progettato per farli entrare!

Il problema ha un nome: I soldi!
Se in un sistema arrivi alla meta con investimenti giganteschi – e non importano le ragioni in questo momento – chi investe lo fa per guadagnarci.
Se il sistema cerca l’interesse pubblico, ma permette che l’interesse privato (spesso opposto all’interesse pubblico) lo pervada ... l’interesse pubblico è solo secondario.
Prima si genera il profitto di chi ha finanziato tutto, e in seconda istanza si fa qualcosina per mandare avanti la baracca.

Che forma avrebbe un apparato che mantenga lontani gli interessi di pochi?
Anche qui è necessario ridisegnare il sistema. Con il preciso obiettivo di ridurre l’ingerenza aliena al proposito.
Il passo ovvio è quello di rendere il più possibile inefficiente l’investimento.
Cioè: Dieci milioni di Euro per la campagna?
Fallo, ma non ti servirà a molto! Non si trasformerà in vantaggio così grande sopra qualcuno che è solo andato a comprarsi roba presentabile e a tagliarsi bene i capelli.

Da ottenere in che modo?
Si crea la piattaforma di tutti, si definiscono le regole e si da spazio equo. E lì si fanno le selezioni.
Le donazioni non sarebbero detraibili, donazioni superiori a un certo valore dovrebbero essere pubblicate, donazioni spezzettate o canalizzate causerebbero l'interdizione dei candidati eletti.

La piattaforma potrebbe essere un videochat 24 ore su 24 con blog e partecipazione diretta o differita (come quelli a luci rosse), da gestire con il personale desiderato (da rendere pubblico!). Il costo sarebbe molto basso e qualsiasi cittadino potrebbe pagarlo.
A questo si aggiungerebbe spazio mediatico, a partire da un certo livello di interesse o sostegno cittadino. Lo spazio si potrebbe scaglionare (però non con dozzine di scalini) dato che c’è differenza tra un programma completo di governo e una unica proposta di grande interesse pubblico.

Insomma, ci sarebbe da ragionarci su, e si troverebbe certamente un sistema intelligente, dove contano le abilità e le proposte, e dove il potere mediatico è limitato (e quindi l’inversione è sproporzionata rispetto all’effetto).

Ci arriveremo comunque, forse semplicemente tramite il telefonino.
Per cui meglio se cominciamo a pensare come.

Cominciamo da cosa e perché e arriveremo al come.

lunedì 29 agosto 2011

Gli sbafoni


L’Espresso online da settimane spara a raffica su tutti. (Principalmente si dedica invece a ingrandire peli e travi di chi comanda, certe volte esagerando.)

Tocca ultimamente all’alimentazione sovvenzionata dei rappresentanti del popolo.
Sono 5.5 milioni di Euro che si mangiano i circa 950 delegati.
A testa (anche se sicuramente solo una parte usa la mensa delle Camere) sono matematicamente quasi 5,800 Euro per anno. Al giorno (colazione + pranzo + cena?) sono 24 Euro.

Si può parlare di sbafo?
Io non lo farei.
Se io stessi li, una delle mie preoccupazioni sarebbe evitare di morirci. Specialmente se quello che cerco di fare va contro gli interessi di qualcuno o di tanti.

Mi possono accoppare ovunque. Nel tragitto, quando esco a mangiare, etc.
Nei 24 Euro teorici (sono di più) è compresa quindi la mia sicurezza (fino ad un certo punto).
Ci vado tranquillamente perché è congegnato.

Io quindi la smetterei di insistere sul mangiare.
Al massimo si può discutere se è corretto mettere a disposizione uno spazio sicuro, e loro pagano il valore completo delle vettovaglie. Da decidere andando a vedere come fanno i francesi, i tedeschi, etc.
Non vedo motivo di farci tre o quattro articoli.

Il risparmio invece anche lì si che si può fare, e con giustificazioni di prima qualità.
Ridurre il numero? No. Anzi, forse si può aumentare!
Ma chi va veramente a sedersi li e a costare è solamente chi è stato votato. 1 ad uno dal popolo elettore, con clausole di minimo necessario (altrimenti ci troviamo un sacco di esotici).
La clausola riduttoria avrebbe un solo scopo: Ridurre. Non aumentare lo spazio degli altri che sono entrati.
Se perciò non facciamo entrare chi ha meno del 2%, il posto rimane VUOTO. Non si sperperano i soldi e basta!
Non andiamo a dividere il posto tra chi ha superato il 2%, per avere assegnati tutti i posti.

L’uno ad uno vuole anche dire che se vogliono governare si mettono d’accordo in numero sufficiente, e fanno i compromessi necessari, senza trucchetti con vantaggi premio.
Democrazia vuol dire mettersi d’accordo, non fare gli scaltri e prendersi vantaggi.

E un terzo o più dei seggi starebbe vuoto, perché i non elettori hanno deciso che devono stare vuoti, visto che non si è presentato nessuno capace di rappresentarli.
Governano i presenti, ma si risparmiano i costi.

Il voto scaturisce da un diritto. Non fare uso di tale diritto non vuol dire rinunciare al diritto.
Se proprio si vuole andare in fondo, si fa un referendum per astensionisti.
E si chiede:
Il voto che non dai, vuol dire che la tua parte di delega la regali e che ne facciano ciò che vogliono, oppure vuol dire che te la tieni e se c’è modo di rispettarla, si deve farlo, anche se solo sotto certi aspetti?
Se poi si propone che il modo di rispettarlo è:
Ridurre il costo politico ed elettorale esattamente per la proporzione di astensioni, cominciando con il ridurre il numero di membri delle Camere per l’esatto ammontare di voti astensionisti e voti sotto il limite.
Ridurre i rimborsi elettorali per la stessa percentuale, visto che i rimborsi appartengono alla delega.
E in cambio destinare i fondi risparmiati a specifici progetti di utilità pubblica o sociale.

Scommetto che la grande maggioranza di astensionisti direbbe che il loro voto si rispetta e non si deve rubare!

Torno a ripetere quale mi sembra il vantaggio di un aggiustamento elettorale di questo tipo:
Si apre un “mercato” o si riserva spazio (che non costa niente) a proposte diverse.
Non ho votato, perché nessuno mi rappresenterebbe.
Se si mantiene vuoto il seggio, rimane riservato fino a che appare quel qualcuno che soddisfa le richieste degli astensionisti.
Alla lunga quindi dovrebbero apparire proposte nuove e intenzioni diverse, al di fuori delle reti e degli interessi che sono attualmente presenti. Sperando che sia in migliore, ma con la certezza che appena si rivelano manipolazioni, i seggi tornano vuoti in massa.

L’astensione sarebbe quindi un’arma affilata dell’elettore.
Invece di cercare gli interessi del cittadino hai fatto interessi privati (tuoi e di altri)? La prossima volta il tuo posto rimane vuoto!
E senza problema, se siamo stufi perché fanno cosette invece di cose, manteniamo la metà dei posti a prendere polvere. Così la prossima volta si presentano con intenzioni serie.

Ripeto: L’obbiettivo è indebolire le fondamenta di interessi particolari e sostituirle con il perseguimento dell’interesse cittadino.